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Employer branding – dalla retention alla comunicazione sui social

Nel 2013 l’espressione Employer branding è stata ridefinita come l’insieme delle azioni finalizzate allo sviluppo dell’immagine e della reputazione aziendale, al fine di incidere sulla capacità dell’azienda di attrarre nuova forza lavoro e trattenere quella in attività.

Per un approfondimento sul tema, leggi la prima parte del nostro articolo sull’ Employer branding

 

L’importanza dell’Employer Value Proposition

Come abbiamo già visto nel nostro precedente articolo, fare Employer Branding è tutt’altro che semplice, è un continuum di strategie alle quali affidarsi meticolosamente per raggiungere un obiettivo finale.

Tra le strategie fondamentali vi è senza dubbio l’Employer Value Proposition, o EVP, cosi definita nel libro ‘The War of Talent’, 2001: “la somma complessiva di tutto ciò che le persone vivono e ricevono nell’ambito del rapporto di lavoro con un’azienda: la soddisfazione intrinseca per il lavoro, l’ambiente, la leadership, i colleghi, la retribuzione e altro ancora. È quello che fa l’azienda per soddisfare i bisogni, le aspettative e anche i sogni dei collaboratori”.

In poche parole, l’azienda deve massimizzare l’effetto sull’attrattività, la retention e l’engagement del proprio personale.

 

 L’Employment Advertising, il modo di comunicare l’ EVP

Tendiamo sempre a fidarci di chi ha la reputazione migliore. Ciò è tanto più vero oggi, nell’epoca dei social e delle “condivisioni”: siamo più predisposti a fidarci di chi riscuote un certo consenso pubblico.

Secondo un’analisi realizzata da LinkedIn, il 75% dei potenziali candidati fa ricerche in rete sulla reputazione dell’azienda prima di presentarsi ad un colloquio. Il 70% di essi non accetterebbe un incarico offerto da un’azienda con una cattiva reputazione.

Fondamentale sarà, allora, l’Employment Advertising, il processo attraverso il quale l’azienda promuove i propri posti di lavoro come i maggiormente desiderabili, caratterizzati da un forte valore distintivo. Ne sono esempio quelle aziende che investono in spot che promuovono l’azienda come luogo di lavoro ideale attraverso le testimonianze dei dipendenti (in rete ne girano decine, da Adidas Group a Harley Davidson, a General Electric).

Ognuna di queste campagne di comunicazione definisce un modello di candidato a cui aspira, per formazione, cultura del lavoro, valori e caratteristiche: attraverso questo messaggio, l’azienda non solo descrive sé stessa, ma si appella a quanti si sentiranno ispirati perché si rispecchiano in quei valori.

Un metodo molto usato da molti anche per veicolare il valore dell’EVP condiviso in azienda.

 

Quali strumenti utilizzare per lavorare sull’Employer branding?

La piattaforma che offre più strumenti e opportunità è senza dubbio LinkedIn.

Ad esempio, LinkedIn Recruiter consente di fare ricerca attraverso l’uso di filtri altamente specifici e, tramite la funzione InMail, le aziende possono contattare i profili che ritengono più in linea con l’offerta.

A proposito delle risposte InMail, recenti ricerche mostrano come le aziende che puntano molto sull’Employer Branding ricevano un tasso di risposta maggiore del 31% rispetto ad altre che non lo fanno.

È proprio per questo che anche noi di Softwave, da quest’anno abbiamo deciso di rinnovare la comunicazione parlando ai nostri utenti e talenti proprio attraverso i social. Soprattutto usando LinkedIn, un canale in cui crediamo molto e che avvicina tutte le diverse professionalità ad un obiettivo comune, quello di fare networking.

Il sito aziendale è un altro importante strumento: il candidato interessato, infatti, farà indagini sull’azienda e visionerà il sito aziendale. La pagina internet, allora, dovrà essere ricca di contenuti interessanti e in linea con l’Employer Brand. Anche in questo caso la nostra azienda cerca di stare sempre sul pezzo, pubblicando spesso le nuove posizioni aperte per cui candidarsi, ma non solo.

 

Il più grande alleato dell’azienda è il dipendente

L’Employer branding non può trascurare l’aspetto della retention, destinato a coloro che già lavorano in azienda: contribuirà a far sentire i lavoratori come parte imprescindibile dell’organizzazione e a credere nel valore del loro personale contributo.

Inoltre, i dipendenti possono essere grandi alleati nella promozione del brand aziendale: se credono nelle potenzialità del brand e sono soddisfatti della propria esperienza lavorativa, tenderanno a condividere la propria soddisfazione tramite i canali social.

Il dipendente può pubblicare aggiornamenti aziendali o parlare del proprio ruolo all’interno dell’azienda, dei risultati personali e della compagnia intera – quello che in termini tecnici si definisce Company update. Le aziende troveranno grande giovamento nell’incoraggiare i lavoratori a condividere il più possibile attraverso i social, e questo avrà ripercussioni positive da entrambe le parti.

Si stima, infatti, che un post su LinkedIn generi engagement fino a 8 volte superiori al risultato prodotto dallo stesso contenuto pubblicato sulla pagina aziendale.

Rosanna Del Noce, Strategic Recruitment Canvas afferma: “Le persone che lavorano in un’azienda hanno una grande influenza sui potenziali candidati e sulla loro scelta di candidarsi e accettare una proposta di lavoro. Il loro valore come Brand Ambassador/Employee Advocacy è per certi versi equiparabile a quello di coloro che recensiscono locali su Tripadvisor e soggiorni su Airbnb. I candidati vogliono conoscere attraverso di loro l’atmosfera che si vive negli uffici. Un collaboratore che pubblica contributi su LinkedIn trasmette l’idea di un’azienda attenta alla crescita culturale e al confronto costante con il mercato

 

Che cos’è l’Employee Advocacy?

Si definisce Employee Advocacy il processo attraverso il quale si incoraggiano i dipendenti a diventare advocates, vale a dire rappresentanti e sostenitori della propria azienda, in particolar modo verso l’esterno (ma non solo).

Di fatto con il superamento della comunicazione tradizionale questo elemento diventa fondamentale se si tratta di tirare in ballo il proprio luogo di lavoro. Un impiegato che parla bene, o male, della sua azienda funge da megafono con i propri colleghi, amici e potenziali altri utenti interessati a lavorare in quel determinato settore o ambiente.

Ecco che essere advocate della propria azienda è come diventare l’influencer di turno che racconta ciò che avviene in quel determinato posto, che atmosfera si respira, come ci si trova, e via dicendo. Una sorta di passaparola inarrestabile che l’azienda, come nel nostro caso, ha bisogno di tenere sempre vivo per rafforzare il proprio brand ma anche e soprattutto per incoraggiare i propri employees a rimanere uniti e formare un bel team!

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