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Employer Branding: il Recruitment e le strategie di Talent Acquisition

“L’Employer branding è una strategia finalizzata a creare un’immagine aziendale coerente con l’identità dell’impresa come employer (luogo di lavoro), in sintonia con il target di riferimento e ben distinta da quella dei competitor, attraverso la quale attrarre e fidelizzare le persone di talento”
(Eugenio Amendola, 2007)

E’ Randstad a darci una definizione ancora più precisa: per Employer branding si intendono tutte quelle strategie e attività finalizzate a comunicare in maniera efficace le caratteristiche distintive che rendono unica la propria azienda con lo scopo di attrarre e trattenere i talenti giusti per l’organizzazione.

L’Employer branding consente di reclutare nuove risorse qualificate e promettenti, favorendone il senso di appartenenza e stimolando la loro identificazione con l’azienda stessa.

Cosa fa un’azienda per conquistare e fidelizzare i propri clienti?

 Se l’Employer Branding è ormai il prerequisito fondamentale di ogni strategia di recruiting che si rispetti ogni azienda deve dunque affrontare questa sfida lavorando al cosiddetto customer branding, ovvero alla costruzione di un’immagine del proprio brand che possa essere associata a valori e caratteristiche che siano sempre riconoscibili, apprezzati e condivisi.

Ma come si fa a conquistare e fidelizzare i propri dipendenti? Un compito tutt’altro che semplice…

Si tratta di trasporre i principi del customer branding dal campo dell’acquirente a quello del dipendete: l’employer branding è la capacità di attrarre potenziali collaboratori e fidelizzare quelli in attività, costruire un’identità unica e riconoscibile dell’azienda. In altre parole, costruire la reputazione aziendale su qualità e caratteristiche che definiscano quel luogo di lavoro in modo esclusivo, distintivo rispetto ai competitor, attrattivo e insostituibile nella percezione dei candidati.

Perché pubblicizzare l’azienda come Best Employment of Choice?

I primi a intuire il potenziale di una disciplina focalizzata sull’analisi del comportamento umano nella scelta di un posto di lavoro furono gli accademici Tim Ambler e Simon Barrow che nel 1996 coniarono la definizione Employer Branding. Inizialmente immaginato come un insieme di benefits aziendali, nel corso degli anni il concetto si è esteso fino a definire la complessa dinamica di costruzione dell’immagine di un’azienda, fatta di caratteristiche strumentali (retribuzione, equilibrio tra vita professionale e privata, benefits, carichi di lavoro) e simboliche (prestigio, ambiente e condizioni di lavoro, rapporti interpersonali, cultura del lavoro, valori e opportunità di carriera).

Ecco dunque perché una buona strategia di marketing e comunicazione serve a costruire un’immagine dell’azienda che avrà ripercussioni (positive) sul personale candidato e su quello in attivo (e, di riflesso, sul parco clienti) e a identificare quel posto di lavoro come Best Employment of Choice, quindi come il luogo di lavoro ideale che può attrarre e fidelizzare i dipendenti attuali e quelli futuri.

L’Employer branding è più di una campagna di recruitment

Se il recruitment (o recruiting) ha come scopo rispondere ad una necessità contingente,  l’Employer branding è una vera e propria strategia di Talent Acquisition: l’obiettivo è puntato sui talenti che l’azienda aspira a raggiungere, ovvero i candidati passivi.

Attraverso la costruzione del Best Employment of Choice si cerca di attrarre un certo numero di candidati non tanto per soddisfare un bisogno presente e transitorio, ma per strutturare l’organico attraverso forza lavoro che sia perfettamente in linea con l’immagine e i valori che l’azienda intende usare come marchio distintivo per i propri prodotti. Il personale così selezionato si sentirà legato all’azienda da un vincolo ancora più forte.

Conquistare i migliori talenti è un grande traguardo, guadagnarsi la fiducia dei propri dipendenti è il più grande successo… 

Una buona strategia di Employer branding non può tralasciare operazioni di retention utili a fidelizzare le risorse già in attività. Fare leva sul senso di appartenenza dei dipendenti, in modo che questi si riconoscano nell’immagine del brand e che si sentano parte indispensabile dell’azienda, contribuisce a mantenere alta la loro fedeltà e a garantirsi massima dedizione e impegno nel lavoro quotidiano.

Infatti, secondo una ricerca del Boston Consulting Group, una buona strategia di Employer branding può ridurre il tasso di rotazione (turn-over) dei dipendenti fino al 28%, con un risparmio del 50% sui costi in termini di nuove assunzioni. Senza contare quale enorme apporto possono dare i dipendenti nella promozione del brand aziendale.

Del resto, si sa, sono le persone a fare il successo di un’azienda. A patto, certo, che si sentano valorizzate e ne condividano i principi.

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