Senza categoria
ITS

ITS: una risposta efficace al digital mismatch

Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) sono delle realtà che propongono un’offerta formativa terziaria professionalizzante, le prime realtà di questo genere presenti nel nostro Paese, una vera novità nel panorama del nostro sistema educativo e formativo.

Nati nel 2010 per formare tecnici in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività in Italia, sono scuole di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo.

I percorsi hanno una durata biennale o triennale e permettono di ottenere un Diploma Tecnico Superiore con la certificazione delle competenze corrispondenti al V livello del Quadro europeo delle qualifiche (European Qualification Framework).

Gli ITS costituiscono un importante strumento per colmare il cosiddetto digital mismatch, ossia il divario tra le competenze possedute dai lavoratori e quelle che oggi richiede il mondo del lavoro.

Ma andiamo con ordine.

Il paradosso della nostra economia

Lo abbiamo detto tante volte: la pandemia ha accelerato enormemente un processo di crescente digitalizzazione già in atto prima dell’emergenza sanitaria. Si è verificata, dunque, una vera impennata nella richiesta di competenze digitali sia da parte delle aziende che della PA.

Tale richiesta, però, si è scontrata con una preoccupante mancanza di personale adeguatamente qualificato. Si è determinata, così, una situazione paradossale caratterizzata da un’alta domanda da parte del mercato del lavoro contrapposta ad un alto tasso di disoccupazione.

Secondo il rapporto DESI (Digital Economy and Society Index) 2021, l’Italia occupa il  20° posto in relazione al grado di diffusione del digitale nell’Economia e nella Società dei singoli Paesi dell’Unione Europea.

Sicuramente, l’Italia ha compiuto alcuni importanti passi avanti in termini sia di copertura che di diffusione delle reti di connettività. Tuttavia, il nostro paese risulta ancora significativamente in ritardo rispetto ad altri stati UE.

Il ruolo strategico degli ITS

In una situazione che richiede una rapida azione su più fronti, gli ITS rivestono un ruolo strategico fondamentale.

Attualmente, sono 120 gli ITS presenti sul territorio correlati a 6 aree tecnologiche prioritarie per lo sviluppo economico e la competitività del Paese, ovvero:

  • Efficienza energetica
  • Mobilità sostenibile
  • Nuove tecnologie della vita
  • Nuove tecnologie per il made in Italy
  • Tecnologie dell’informazione e della comunicazione
  • Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali

Il vero punto di forza degli ITS è che sono realizzati secondo il modello organizzativo della Fondazione di partecipazione, una forma particolare di ente privato utilizzata dagli enti pubblici per svolgere attività di pubblica utilità con il concorso di privati. Essi infatti sono frutto di una stretta collaborazione e sinergia tra imprese, università/centri di ricerca scientifica e tecnologica, enti locali, sistema scolastico e formativo. La sinergia permette di avere un’analisi continua dei bisogni, una docenza proveniente perlopiù dal mondo del lavoro e un partenariato molto forte per i tirocini e le assunzioni.

Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), in definitiva, offrono un contributo davvero importante allo sviluppo dell’economia della società digitale. Quest’ultima affermazione è supportata dai dati raccolti da INDIRE, l’ente che cura e gestisce la banca dati nazionale sugli ITS. Secondo un attento monitoraggio, infatti, già nel 2020, oltre l’80% dei diplomati è stato assunto.

La riforma degli ITS

E intanto, proprio in questi giorni, l’attenzione è tutta concentrata sulla riforma degli ITS, già approvata in Commissione Istruzione del Senato.

Si tratta di una riforma importante che consentirebbe agli ITS di compiere un ulteriore passo avanti e assumere un ruolo ancora più centrale nello sviluppo della nostra economia.